martedì 18 maggio 2010

ricerca FOFI - Bocconi

" La soddisfazione verso il servizio reso in farmacia ad oggi è molto alta, 6,35 su una scala di Likert 1-7, dove 7 rappresenta la soddisfazione massima. "

Ottimo risultato per le farmacie italiane le quali risquotono un buon 6.35 su un massimo di sette.
Ovviamente da farmacista trovo da ridire su questo "ottimo" risultato.
Come puo' il ruolo del farmacista non essere valutato tale. La liberta' di azione e' talmente limitata che questo e' un risultato costretto.
Questa categoria di "dottori" puo' solo limitarsi a consegnare i medicinali dietro presentazione di ricetta medica e venderne alcuni dei quali non e' poi cosi' difficile diventare esperti. Raramente interferisce clinicamente con il prescrivente anche perche' non esiste un database dei medicinali assunti da ogni paziente.
Come puo' un farmacista ricordare che tipo e quante medicine il proprio paziente prende? Come puo' controllare se le assume regolarmente o se magari ha un sovradosaggio di un particolare farmaco se nel proprio database non figura cosa gli e' stato prescritto in passato e in che quantita'?
Pensiamo aglia naziani che assumono anche 10 diversi tipi di medicinali. Solo se questi son prescritti contemporaneamente nella stessa ricetta, il farmacista puo' controllare che non vi siano interazioni tra loro.
Pensiamo ora ad una coppia di anziani che devono assumee diverse medicine. Secondo voi non puo' succedere che per qualche ragione l'uno prende quelle dell'altra?
Beh, in Inghilterra dove ogni scatola consegnata al paziente riporta il nome del paziente stesso e il dosaggio, si scopre che questo, a volte , capita. Figuriamoci se non c'e' il nome.
E il farmacista cosa puo' fare? Nulla.
Limitarsi a consigliare l'ibuprofene per il mal di denti invece che il paracetamolo perche' e' piu' efficace . . per forza il cliente e' soddisfatto.

L'articolo comunque continua:

"Ma per la professione, adagiarsi su questo consenso, rischia di determinare un ancoraggio al modello tradizionale di farmacia senza tener conto dei cambiamenti istituzionali e di mercato"

Giusto, anzi giustissimo. Ma chi cambia questo stato di immobilita'?
Il dottore dovrebbe diagnosticare la malattia.
Il farmacista in quanto specializzato in farmaci dovrebbe deciderne la miglior cura. Ora capiso che questo e' eccessivo da proporre, ma chi meglio del farmacista dovrebbe conoscere i farmaci, i loro effetti collaterali, i dosaggi e le interazioni..?

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